

In questo articolo parleremo della necrosi della testa del femore, ma prima di scendere nel dettaglio proviamo a dare qualche spiegazione in più!
La necrosi è un’alterazione irreversibile di una struttura (cellula, tessuto, organo) che comporta la morte di essa.
Nel caso della testa del femore viene danneggiato il tessuto osseo e i tessuti circostanti portando a una degenerazione dell’articolazione.
La necrosi avviene perché vi è un’interruzione dei vasi sanguigni e quindi di apporto sanguigno.
La mancanza di sangue e di ossigeno determinano una sofferenza che può arrivare fino alla morte del tessuto.
Ma perché la necrosi avviene proprio alla testa del femore? Per rispondere dobbiamo capire come è fatto quest’osso.
Il femore prossimale può essere suddiviso in tre porzioni :
Le arterie circonflesse e retinacolari hanno il compito di rifornire di sangue ossigenato la testa e il collo del femore.
Un danno alle arterie circonflesse e retinacolari, come in seguito a una frattura del femore, impedisce l’apporto di sangue e favorisce la necrosi del tessuto.
Il femore non ha dei vasi che possano portare sangue in caso di rottura delle arterie principali.
Questo è il motivo principale per il quale la testa del femore è predisposta alla necrosi.
Le cause possono essere molte e si suddividono di origine traumatica e non traumatica.
Il sintomo iniziale e principale è il dolore.
Di solito si presenta all’inguine e irradiare nella parte anteriore e/o mediale della coscia e/o al gluteo.
Il dolore può esserci anche a riposo, ma peggiora soprattutto con:
In questi casi, la persona tende a zoppicare per evitare di mettere il peso e di sentire dolore all’arto coinvolto.
La diagnosi viene fatta sulla base del quadro clinico (come si presenta il paziente) e degli esami diagnostici:
La diagnosi viene eseguita da un medico specialista, come l’ortopedico, che spesso esegue i seguenti step:
Il trattamento della necrosi della testa del femore varia in base:
Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza.
Infatti se la necrosi viene riconosciuta in uno stadio precoce, il trattamento è meno invasivo e più efficace.
Tuttavia non sempre è facile diagnosticarla in questa fase perché all’esordio spesso il soggetto non presenta dolore.
Inoltre è necessario del tempo per definire una diagnosi certa e distinguere i sintomi da altre malattie (ovvero fare diagnosi differenziale).
La necrosi, nel caso si presenti in un soggetto giovane, si tratta prediligendo un trattamento non invasivo ma combinato con ad esempio una terapia farmacologica.
In questo caso la protesi all’anca non è indicata in quanto andrebbe incontro ad usura e dopo anni sarebbe necessario cambiarla.
Nelle fasi più avanzate della malattia o quando è ritenuto opportuno dall’ortopedico, l’approccio è di tipo chirurgico.
In particolar modo la protesi d’anca, è consigliata soprattutto nei soggetti più anziani.
In seguito alla necrosi il paziente può presentare delle alterazioni nella funzionalità dell’anca per cui il movimento dell’articolazione può essere rigido e non completo.
Durante le attività in carico il soggetto tende ad essere sbilanciato nei movimenti e il peso del corpo viene spostato nell’arto sano, evitando di caricare sull’arto dolorante.
Inoltre tutto l’arto inferiore colpito può diventare più debole. Soprattutto se viene favorito il riposo e l’arto non viene utilizzato per qualche settimana.
Alcuni dei motivi per i quali è fondamentale eseguire riabilitazione sono:
In caso di intervento chirurgico invasivo la riabilitazione deve essere cominciata il prima possibile per velocizzare i tempi di recupero.